Come gestire il delivery nel franchising ristorazione in modo sicuro

Pubblicato da Ivano Schieppati | aggiornato il 19 maggio 2020
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franchising ristorazioneBar e ristoranti sono tra le realtà più colpite dalla pandemia da Covid-19 che ha reso necessario limitare al minimo ogni forma di contatto sociale e ha imposto la chiusura di locali e luoghi di aggregazione. Anche le attività dei franchising ristorazione sono state costrette a cercare alternative, per continuare a garantire un servizio di qualità, in totale sicurezza.

Il delivery si è dimostrato un metodo efficace: ne parliamo nello specifico nell’articolo che segue.

Franchising ristorazione: le nuove frontiere del delivery

La diffusione del coronavirus e le conseguenti misure di contenimento hanno costretto bar, locali, catene e franchising ristorazione ad affrontare improvvisamente una situazione senza precedenti, visto l’obbligo di mantenere le serrande abbassate per un lungo periodo.

In questi mesi, i ristoranti si sono dovuti reinventare, adottando strategie idonee a garantire un servizio eccellente, evitando allo stesso tempo ogni forma di contatto sociale. La maggior parte dei franchising ristorazione ha deciso di iniziare a consegnare le proprie pietanze direttamente a casa dei clienti, potenziando il servizio di delivery, se già era previsto. Scarica l'ebook

Questa strategia si è rivelata utile e sicura e ha portato alla luce due nuovi scenari: da un lato, il boom delle dark kitchen, dall’altro le implicazioni legate alla gestione del delivery tramite aggregatori come Glovo, Deliveroo, Just Eat, UberEats, Foodora, ecc.

Il fenomeno delle dark kitchen ha iniziato a diffondersi qualche anno fa, ma in un periodo come questo, in cui è necessario ridurre i contatti tra le persone, si è rivelato un’innovazione fondamentale.

Cosa significa dark kitchen?

Si tratta di vere e proprie cucine professionali in cui gli chef e i loro staff si adoperano per produrre piatti degni di un ristorante, senza però disporre di una sala dove i clienti si possano sedere per ordinare ed essere serviti. Queste realtà possono supportare anche più locali e brand diversi, con i quali vengono siglati accordi specifici per la gestione della preparazione dei piatti e la loro consegna.

Le dark kitchen nascono proprio per operare esclusivamente tramite consegna a domicilio, una delle esigenze maggiori in questo particolare momento storico, e non prevedono nemmeno il servizio di asporto. Sono alternative molto interessanti, perché basate sull’idea del delivery come unico servizio disponibile.

Una delle critiche mosse a questo tipo di cucine, inizialmente, era il fatto che il cliente non avesse l'opportunità di vivere l’esperienza del ristorante. Questo punto debole, oggi, si è trasformato in un enorme vantaggio e in un elemento da emulare da parte delle catene e dei franchising ristorazione.

Tuttavia, creare una dark kitchen implica una serie di cambiamenti in termini organizzativi e di considerazioni importanti da fare.

Innanzitutto, bisogna disporre degli strumenti adeguati. Per poter gestire gli ordini in modo rapido e senza errori, infatti, servono tecnologie in grado di far pervenire in cucina le comande, provviste di tutti i dati fondamentali affinché la preparazione possa avvenire rapidamente. Ad esempio, le informazioni sul tipo di prodotto da realizzare, l’indirizzo del destinatario e l'operatore a cui sono stati assegnati il ritiro e la consegna dell’ordine. Un altro elemento importante è la possibilità di scegliere la modalità di pagamento, possibilmente evitando quello in contanti alla consegna, soprattutto in questo momento storico.

Quando gli ordini arrivano alla dark kitchen, il software gestionale deve organizzarli in base alle priorità, alle aree di lavoro coinvolte e al tempo di preparazione, dando anche un’indicazione precisa sul packaging necessario. Le confezioni, infatti, possono essere di diverse dimensioni a seconda del numero di pezzi ordinati.

Una volta che il prodotto è pronto e confezionato, è necessario che venga apposta un’etichetta riportante il numero identificativo e le relative informazioni. Il sistema di delivery lo potrà poi prendere in carico e lo manderà in consegna.

A questo punto, si presenta il secondo scenario citato in precedenza: la gestione degli aggregatori, ovvero i siti terzi che si occupano del servizio di consegne a domicilio, come Glovo, Deliveroo, UberEats e tanti altri.

Come gestire gli aggregatori di servizi di consegne a domicilio?

Non è sempre facile comunicare in modo performante, veloce e ottimizzato con gli aggregatori. Innanzitutto, questi siti terzi devono avere la possibilità di pubblicare sui loro siti web il menù del ristorante; inoltre, devono essere presenti codici univoci per identificare le diverse pietanze, tramite i quali si riesce a comunicare più velocemente. È necessario quindi, anche in questo caso, disporre di strumenti integrati che permettano di gestire gli ordini in modo ordinato ed efficace.

Il delivery, ora più che mai, si rivela un servizio indispensabile per le catene e i franchising ristorazione, per continuare a offrire i propri prodotti ai clienti. Si tratta anche del modo più sicuro per limitare i contatti, sempre che si rispettino tutti gli standard di protezione e che si faccia il possibile per mantenere le distanze tra operatori e clienti.

Oltre ai dispositivi di protezione, il pagamento anticipato è molto importante in quest'ottica: avendo già ricevuto il pagamento, il driver potrà lasciare il prodotto all’ingresso, evitando ogni interazione. Nel caso in cui il cliente optasse per il pagamento alla consegna, invece, un’alternativa sicura è rappresentata dai pagamenti mobile che evitano scambi di denaro contante.


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Argomenti: Hospitality